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Donne Lucchesi: Ilaria Del Carretto Guinigi

Fra le grandi donne lucchesi, Ilaria Del Carretto sposa Guinigi, è una delle più conosciute, non tanto per la sua vita, quanto per la sua celebrazione da defunta. La sua è la storia di una donna, moglie e madre, celebrata con l’imponente opera d’arte del suo monumento funerario.

Molti grandi scrittori quali, Gabriele D’Annunzio e Salvatore Quasimodo per citarne alcuni, come tanti visitatori e gente “comune”, hanno subìto il fascino del sarcofago di marmo scolpito da Jacopo della Quercia che ritrae Ilaria Del Carretto Guinigi nel duomo di san Martino a Lucca. 

Io l’ho conosciuta da cittadina lucchese, visitando il duomo della mia città, ed oggi voglio raccontarvi la sua storia, la storia di una donna.

Le fonti ufficiali poco o nulla raccontano della sua vita a Lucca, Signora alla corte di Paolo Guinigi ed ancor meno sappiamo di lei presso il padre Carlo, Marchese di Savona e Signore di Finale. Forse non la sua figura storica, ma il suo simulacro marmoreo abita nella fantasia di ogni donna e ogni uomo che l’ammira. Qualcuno lo guarderà con l’occhio dell’arte, ammirando la splendida scultura, qualcuno con gli occhi dell’amore di uno sposo addolorato, che celebra la sua amata, ma in fondo Ilaria era solo una giovane donna.

Era un destino femminile quello di essere ricordate nelle Cronache pubbliche solamente per i punti di tangenza col potere: così Ilaria è citata nei documenti quando sposa Paolo Guinigi, quando partorisce i due figli, dando alla casata il tanto atteso erede maschio. La “Cronica” di Giovanni Sercambi ricalca questo modello di storiografia pubblica e maschile, dove la donna è soltanto compagna-fattrice per la cui morte ci si deve fatalisticamente appellare alla volontà del Buon Dio.

Ilaria Del Carretto nacque in terra ligure nel 1379 figlia di Carlo del Carretto. La famiglia affondava le sue radici nel leggendario nome di Aleramo, vissuto intorno al 934, la cui fedeltà all’imperatore caratterizzò le alleanze di tutti i suoi discendenti, lui che amò Alasia, figlia dell’imperatore Ottone I.

Carlo del Carretto come tutta la sua famiglia, fu un fiero nemico della Repubblica di Genova, che cercava di impossessarsi della Liguria occidentale. A differenza del padre Carlo, Paolo Guinigi, il futuro sposo di Ilaria, non era di indole guerriera ma preferiva la diplomazia, da vero signore “illuminato” che pur amando e difendendo l’autonomia della propria città, non dimenticò le sue più intime necessità. Come la cultura. Fu un famoso collezionista di manoscritti e di gioielli preziosi il cui acquisto in gran misura coincide con il breve matrimonio con Ilaria del Carretto. Forse erano doni per la bella e giovane sposa?. Voglio guardare al lato romantico della storia.

Da più di cento anni Lucca aveva rapporti d’affari con Savona soprattutto per il commercio delle stoffe pregiate e le sete tessute dai mille telai lucchesi. All’inizio del 1400 era una città in gravissime condizioni: quasi spopolata per la morìa della recente peste e per la fuga di molti cittadini che volevano scampare al terribile morbo. Fuoriusciti politici aiutati da Firenze volevano riprendere il potere a Lucca: forte di questo timore il 14 ottobre del 1400 Paolo Guinigi si presentò armato a cavallo in piazza san Michele per essere acclamato Capitano con pieni poteri. Morì imprigionato a Pavia, nel 1432, dopo congiure di palazzo all’età di 59 anni.

Il 26 gennaio 1403 Ilaria del Carretto con il suo seguito nuziale, si mise alla volta della Toscana e dopo otto giorni arrivò a Lucca. Il 2 febbraio 1403, il giorno della purificazione, fu accolta da Paolo Guinigi a ponte san Pietro, a quattro chilometri dalla città dall’arborato cerchio ( citazione per scomodare Dante Alighieri), con un lungo e sontuoso corteo. Il 3 febbraio del 1403 a Santo Romano si celebrarono le nozze tra Ilaria del Carretto, ventiquattro anni, e il Magnifico Signore di Lucca di circa trenta. Fu corte imbandita con vini, pollame, selvaggina recati in dono dalle famiglie nobili. E poi musica e cantori, buffoni e giullari.

Dopo tre giorni gli sposi partirono per un viaggio nei territori del contado, in Garfagnana, Versilia fino a Pietrasanta. Rientrarono a Lucca alla vigilia di Natale del 1403. Il 24 settembre del 1404, nove mesi dopo il suo rientro nella città di Lucca, Ilaria partorì il primo figlio, Ladislao, che ebbe il nome del suo padrino, il re di Napoli.

Alla fine del mese di novembre del 1405 nacque il secondo figlio, una bambina, Ilaria Minor ma sua madre, Ilaria Major, morì l’8 dicembre successivo forse per setticemia dovuta al parto. Ilaria Minor, causa incolpevole della morte della madre, pare scomparsa dalle cronache e dalle carte ufficiali. Ma, come compete al destino femminile, è menzionata soltanto nell’atto del suo matrimonio: andò sposa al fratello del Doge di Genova, non aveva ancora compiuto quindici anni mentre lo sposo era già vedovo.

Ilaria morì assistita dal medico delle corti, Ugolino da Montecatini che aveva appena scoperto il miracoloso effetto delle acque che lo resero famoso e con esse tentò di curare anche il mal di ventre che faceva urlare la povera puerpera.

Ilaria del Carretto è stata sepolta con il suo segreto: morte per infezione post parto o per peritonite non riconosciuta?

Eppure una macabra leggenda avvolse subito la sua morte: il marito l’avrebbe avvelenata.

Le altre mogli: Caterina Anteminelli, la prima, sposa decenne ma non moglie, ancora “puella”, morta forse di peste a pochi mesi dal contratto nuziale; la terza, dopo Ilaria, Piacentina da Camerino, diede a Paolo 5 figli in 9 anni e morì “essendo gravida ancora”; infine Jacopa da Fuligno, dopo aver partorito una femmina a cui si diede il nome della nonna paterna, Filippa, partorì un’altra femmina morta qualche ora dopo la nascita lasciando la madre gravemente inferma e portandola rapidamente alla morte.

Esclusa Caterina che restò eternamente vergine, tutte le altre tre mogli di Paolo Guinigi sono morte in seguito al parto, frutto di un seme funesto?.


Ma soltanto per Ilaria Paolo fece fare un sarcofago funebre commissionato al più famoso artista dell’epoca, Jacopo della Quercia che, per realizzarlo, interruppe nel Duomo di Ferrara la scultura della Madonna della Melagrana. La bellezza di Ilaria fece volare lo scalpello dello scultore che in due anni realizzò l’opera per poi ritornare a Maria, con animo rinvigorito dall’incanto della “bianca fiordaligi”.

L’opera è frutto dello straordinario incontro tra gusto tardo-gotico di ascendenza francese, che si manifesta nel panneggio a pieghe sottili e parallele, con il sorgente gusto rinascimentale di ascendenza fiorentina rivelato dal dolce modellato della figura e del volto. In origine l’opera era collocata nel transetto meridionale della cattedrale presso un altare patronale della famiglia Guinigi, ma nel 1430, alla caduta della Signoria Guinigi, il monumento venne spogliato di tutte quelle parti che rendevano possibile il riferimento al tiranno, quali la lastra con lo stemma, poi recuperata, e un’iscrizione commemorativa, andata perduta.

Attualmente il monumento funebre di Ilaria del Carretto è posizionato all’interno della sacrestia della Cattedrale di Lucca.

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Passeggiando nella Storia Lucchese… Villa Reale di Marlia

Villa Reale di Marlia, è un pezzo di storia lucchese ed una delle più belle location del nostro territorio. In una calda giornata di ottobre abbiamo visitato il parco e respirato un’atmosfera da favola.

Quando si arriva qui, si gode dell’esperienza di immergersi in un antichissimo passato che affonda le sue radici nell’epoca Medioevale. È proprio a partire da questo periodo, che inizia la straordinaria storia del Complesso di Villa Reale, risultato di una serie di trasformazioni avvenute nel corso dei secoli davanti agli occhi di personaggi illustri e dinastie reali.

La prima struttura era un fortilizio abitato dal Duca di Tuscia durante l’epoca Altomedioevale. Successivamente la proprietà passò alla famiglia Avvocati e, in seguito, ai nobili Buonvisi, famiglia lucchese di mercanti e banchieri che trasformarono la fortezza in un palazzo signorile e ne fecero una residenza certamente più sfarzosa. A seguito del fallimento economico della famiglia, i Buonvisi misero in vendita gran parte dei beni familiari, tra cui, la Villa di Marlia.

La storica dimora venne acquistata nel 1651 da Olivieri e Lelio Orsetti che modificarono la Villa ed in particolare dettero al Parco una nuova sistemazione di gusto barocco con la realizzazione di cortili, stradoni e giardini scenografici come il Teatro di Verzura e il Giardino dei Limoni. Inoltre, i due nobili lucchesi, modificarono il complesso con la costruzione, nel corso del secolo XVIII, dell’elegante Palazzina dell’Orologio con la loggia colonnata sopra il portico.

Nel periodo Napoleonico, altro cambio di proprietà: Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone e principessa di Lucca, acquistò la villa ed il parco nel 1806.

Da questo momento in poi la Villa prenderà il nome di Reale, dal titolo di Elisa, regina dell’Etruria. Forte ed intenso fu il legame della Principessa con la residenza di Marlia. A lei si devono i più importanti interventi che trasformarono la struttura del palazzo e i giardini.

Subito dopo l’acquisto, infatti, fu annessa al complesso la confinante Villa del Vescovo e vennero ristrutturate e modernizzate le facciate dell’antico Palazzo Orsetti secondo lo stile neoclassico. Anche il Parco fu parzialmente ridisegnato secondo la moda settecentesca del Giardino all’inglese. L’intervento più significativo fu la dilatazione prospettica dello spazio di fronte al palazzo, caratterizzata da un leggero pendio che esalta il movimento del paesaggio così come suggerisce il gusto romantico. Il Parco di Villa Reale fu inoltre abbellito da statue e vasi realizzati con il pregiato marmo bianco dell’Accademia Eugeniana di Carrara.

A seguito della caduta di Napoleone, Elisa dovette lasciare il suo regno nel febbraio del 1814, il Principato di Lucca venne trasformato in Ducato e assegnato a Carlo Ludovico di Borbone. Villa Reale divenne allora la sede estiva della nuova corte che si dilettò nell’organizzare splendide feste da ballo, ospitando spesso personaggi illustri, principi e sovrani. Nel 1847 Carlo Ludovico di Borbone abdicò, ponendo fine all’autonomia politica della Lucchesia che venne così annessa al Gran Ducato di Toscana. Nella seconda metà dell’Ottocento la residenza d’epoca passò nelle mani del regno d’Italia e divenne proprietà di Vittorio Emanuele II, il quale decise di cederla a Penelope Carolina, vedova di Carlo di Borbone principe di Capua. Quando Penelope Carolina morì nel 1882, il complesso di Marlia rimase ai due figli, Vittoria Augusta e Francesco Carlo, la cui malattia mentale gli portò l’appellativo di “Principe Matto”. Alla morte della sorella Vittoria, il principe fu affiancato da un tutore che si occupò della gestione di beni; il complesso di Villa Reale fu messo in vendita e molti beni mobili andarono all’asta, mentre molti alberi del Parco furono abbattuti per produrre legname.

Il Conte e la Contessa Pecci-Blunt nel 1923 acquistarono la proprietà e l’anno successivo commissionarono a Jacques Greber, famoso architetto francese, il restauro del Parco e dei giardini, con l’intento di unire tradizione e innovazione. Vennero creati boschi, ruscelli, un lago ed elementi bucolici che andarono a completare e arricchire il quadro romantico già dato dall’avvicendarsi dei giardini.

Quasi un secolo più tardi, nel 2015 una giovane coppia svizzera, essendosi perdutamente innamorata del complesso ormai trascurato, acquistò la proprietà. Le difficoltà non tardarono ad arrivare e solamente un paio di mesi più tardi, una terribile tempesta di vento abbatté molti alberi secolari, complicando così il risanamento del parco. Nonostante gli innumerevoli ostacoli riscontrati, i proprietari decisero comunque di accettare la sfida di riportare la Villa Reale di Marlia al suo antico splendore commissionando importanti lavori di restauro.

L’importante opera di restauro, tuttora in corso, sta davvero rendendo giustizia a questa maestosa Villa, per riportarla ai suoi antichi fasti. Il restauro di Villa Reale si pone quale recupero e valorizzazione di una serie di contenuti instrinsecamente riassunti all’interno dell’edificio principe simbolo e fulcro della reggia del breve regno di Elisa Bonaparte.

La Villa Reale è un insieme di storia, arte e architettura in una composizione di forme di grandissima eleganza e raffinatezza. Il sovrapporsi delle varie epoche culmina nell’evidente impronta neoclassica, tutta tipicamente italiana, con una ricorrente e sottile rilettura francese, e genera un complesso straordinariamente piacevole ed affascinante in un connubio unico tra costruito e grandi spazi aperti, tra edifici e parco, con grandi viste prospettiche e pregevoli angoli riservati, statue, fontane e giardini sorprendenti.

L’opera di restauro e recupero ha permesso di ricostruire e documentare le principali fasi evolutive nonché di ritrovare preziosi reperti e testimonianze nascoste all’interno della villa. Le evoluzioni storiche evidenziano almeno 4 fasi principali ancora chiaramente leggibili: dalla fase Buonvisi (XV° sec.), che ha dato forma al complesso, alla fase Orsetti (XVI° sec.), che lo ha arricchito e completato, alla fase Baciocchi Bonaparte (inizio XIX° sec.) ed alla fase Pecci Blunt (XX° sec.) che ha recuperato, restaurato ed integrato il grande patrimonio.

Il restauro si è posto così l’obiettivo di ritrovare, rileggere e riconsiderare ognuna di queste fasi e, salvaguardando il prezioso contributo di ognuna di esse, di consentire la lettura della Villa Reale nella sua ultima unità d’insieme, quella attuale, frutto della visione di Elisa, della grande passione dei Pecci Blunt e del tempo.

I numerosi documenti storici recuperati dai vari archivi, uniti alla paziente ricerca sui luoghi, hanno consentito numerosi ritrovamenti tra i quali una colonna medioevale, testimonianza della configurazione gotica primordiale, la messa in luce delle arcate di numerose aperture preesistenti, nonché l’importante stratigrafia dei colori conservati al di sotto dello strato superficiale della facciata. Si passa dal beige all’ocra, al verde, al marrone ed al color calce chiaro frutto del dilavamento delle superfici nell’ultimo secolo.

Il restauro si pone quale analisi attenta delle preesistenze e loro valorizzazione, limitandosi alla conservazione dei tanti tesori architettonici presenti. Nella prima fase di interventi sulle facciate particolare cura è stata posta nello studio delle modalità costruttive e finitura delle murature, degli intonaci e dei colori, nello studio dei vasi, veri e propri gioielli che punteggiano il perimetro della villa e segnano l’intero parco, degli elementi lapidei e del raffinato sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche.

Coerentemente con le facciate il recupero degli interni si pone l’obiettivo, nel pieno rispetto delle funzioni originali, di grande residenza storica, di far vivere gli ambienti mantenendone inalterata la filosofia architettonica. Le sale monumentali dei piani terra e primo, compresa la famosa camera da letto di Elisa, verranno mantenuti e resi fruibili, così come le grandi camere e suite del piano secondo, saranno interamente restaurati, recuperando finiture, arredi e decori e valorizzando quello speciale charme ed eleganza che pervade l’intero edificio.

Visitando Villa Reale, ci ritroviamo in una dimensione storico culturale davvero unica, che ancora è pervasa dal passaggio dei grandi personaggi che qui hanno vissuto o anche solo soggiornato.

Una delle esperienze uniche da fare qui, è sicuramente il percorso olfattivo, scopriamo di cosa si tratta.

Il percorso olfattivo: tra le innovazioni proposte nel parco diVilla Reale a Marlia, il traguardo più importante è la possibilità di far conoscere il parco attraverso…l’olfatto. Ebbene si, Villa Reale si apre ad un turismo più esperienziale che permette un dialogo utilizzando il potere dei profumi per farsi trasportare nel tempo e trasformare l’esperienza olfattiva in una informazione storica.

Una visita inusuale, alla ricerca delle tracce di Elisa che, come tutti i Bonaparte, aveva una grande passione per la botanica e fece di Marlia, così come già aveva fatto Josephine a Malmaison, un vero e proprio vivaio in cui introdusse anche le nuove specie appena arrivate da paesi lontani. Sarà così che dalla Villa Reale di Marlia si diffonderanno nei giardini lucchesi nuove specie come le mimose, le magnolie, i glicini. Ancora oggi, annusando le essenze si entra in contatto con le atmosfere olfattive dei personaggi storici ma affiorano anche ricordi personali creando un ponte fra passato e presente.

Come due secoli fa, Lucca e Marlia rientrano in contatto grazie al fino conduttore delle piante e ed è così che il Parco di Villa Reale si spoglia di tutte le questioni architettoniche per farsi conoscere nel suo profondo, per farsi conoscere attraverso l’olfatto e la botanica in un susseguirsi di piacevoli scorci e inebrianti profumi. Ogni stagione vedrà la fioritura di una diversa pianta, si comincerà a marzo con la Mimosa e le camelie (fiori grazie ai quali Villa Reale ha potuto instaurare un ottimo rapporto con la Mostra delle Antiche Camelie della Lucchesia proponendo anche un biglietto cumulativo che accomuna il Giardino d’Eccellenza del Camelietum compitese con uno dei giardini più belli d’Italia che vanta ben 2 viali di antiche camelie in un contesto storico e architettonico unico nel suo genere). Ad aprile sarà la volta del glicine, in estate dell’ibisco e così via fino ad arrivare in autunno dove il foliage lascerà ognuno a bocca aperta. Un percorso olfattivo, dunque, che accompagna i visitatori per tutta la stagione grazie ad una mappa dedicata, che li riavvicina ad un tempo passato che ancora caratterizza ed arricchisce il presente.

Nella nostra passeggiata, abbiamo ripercorso secoli di storia lucchese, di quello che ha rappresentato l’influenza napoleonica nell’architettura e nei giardini lucchesi, ma anche nella cultura, nei suoi cambiamenti portati da Elisa Bonaparte dalla grande Parigi alla piccola Lucca.

Tania Prachia

http://www.luccaweddingandtourism.com

luccaweedingandtourism@gmail.com

Photographer Antonio Carneroli Roma

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WEDDING EXPERIENCE IN TUSCANY

Qualche mese fa, è nata un’idea, quasi per gioco davanti ad un caffè. Quelle pause caffè fra persone sempre in movimento, che si confrontano e fanno rete perchè guardano il mondo da una finestra aperta e non da dietro il vetro.

Stava prendendo vita Lucca Wedding and Tourism, dal mio desiderio di coniugare turismo, wedding destination e promozione del territorio, e per l’amore infinito verso la mia Lucca e tutta la sua preziosa bellezza.

La mia convinzione è che, nessuno di noi è un’isola, ed ho pensato che un progetto come questo dovesse includere tutta la Toscana, ma soprattutto, quella Toscana meno conosciuta, della quale pochi di noi possono apprezzare l’unicità ed il grande valore culturale, territoriale ed enogastronomico.

Ho pensato in questo senso a quanti luoghi possano essere riqualificati e promossi per turismo ed eventi, basti pensare alle dismesse cave di marmo a Carrara, o i piccoli borghi dimenticati, dove magari troviamo una piccola chiesetta con un affresco importante, o un panorama mozzafiato… Ecco, tutto questo è parte di noi, della nostra tradizione, ma anche del nostro futuro. Certo dal pensiero poetico al progetto concreto, c’è un lungo percorso da intraprendere, un percorso fatto di piccoli, ma importanti passi.

Il primo passo è stato possibile grazie all’incontro con il progetto Living Mountain del Complesso ricettivo Il Ciocco a Barga. Venerdì primo Febbraio, la prima Wedding Experience in Tuscany, si è svolta alla Locanda La Posta. Un percorso dedicato ai professionisti del wedding e del turismo, per presentare una struttura unica in Toscana, che può offrire molteplici soluzioni wedding, e soluzioni turistiche differenziate, dall’accoglienza luxury di Renaissance Tuscany ai percorsi sportivi e turistici della Living Mountain, alla stupenda Taverna dello Scoiattolo, per godere di uno straordinario territorio Toscano che da Lucca passa per la Garfagnana e arriva alle Alpi Apuane.

Per rendere scintillante e glamour questo evento dedicato ai professionisti del matrimonio, ho avuto l’immenso piacere di collaborare con Serena Tosi di Infinito Amore, Floral Designer Toscana, che realizza sogni in tutta Italia, e che come me ha un grande amore per il nostro territorio. Alla locanda La Posta abbiamo presentato allestimenti di vario genere e stile, che hanno incontrato il gusto dei partecipanti, e che sono l’espressione di alcuni must floreali della stagione 2019.

L’evento, della durata di un pomeriggio era rivolto a professionisti del matrimonio italiani e stranieri, strutturato con un percorso di visita a step. La presentazione iniziale nell’auditorium del Ciocco, ha illustrato la struttura nel dettaglio, supportata da materiale fotografico, soprattutto per quanto riguarda il progetto Living Mountain. Il secondo step è stato un vero percorso di visita delle strutture, grazie al servizio transfer di Ciocco Travel, è stato possibile visitare le strutture ricettive nonostante il maltempo, che ci ha dato filo da torcere.

Il percorso è terminato alla Locanda La Posta, dove Serena Tosi, ha spiegato brevemente il lavoro eseguito, e più in generale l’importanza del Floral Designer nel progetto di un evento. Un momento conviviale allietato da un buffet tipicamente toscano curato dallo Chef della Locanda La Posta, che si è rivelato un importante momento di networking.

Da questo primo passo, vorrei davvero che si arrivasse concretamente a creare un dialogo fattivo fra istituzioni, aziende e professionisti del mondo turistico e degli eventi, per realizzare progetti di promozione territoriale consapevoli e di eccellenza.

Tania Pracchia

www.luccaweddingandtourism.com

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Wedding e Territorio, La mia ricetta di esclusività per una Toscana da vivere .

Il mondo del Wedding Destination e del Wedding locale sono, a mio parere, legati fortemente. Per questo motivo, promuovere il nostro territorio ed il nostro patrimonio culturale ed enogastronomico, diventa fondamentale per offrire un’esperienza unica.

Partiamo dai dati: Con 2713 eventi e un fatturato totale stimato attorno ai 160.2 milioni, la Toscana si conferma regione leader in Italia per il segmento delwedding tourism, di cui detiene il 30.9% del mercato nazionale. Sono questi alcuni dei dati presentati dalla Regione ToscanaallaBIT di Milano, nell’evento che ha fatto il punto sul progetto Tuscany for Weddings, creato dall’Agenzia regionale Toscana Promozione Turistica egestito in partnership con la divisione dedicata ai matrimoni delDestination Florence Convention and Visitors Bureau.

Negli ultimi due anni, siamo passati da una promozione generalista e molto chiusa ad una settoriale e mirata, che cerca di entrare nel merito dei singoli campi d’azione, dei ruoli, delle specificità. Una promozione che valorizza le competenze e che costruisce puntualmente prodotti diversi, in grado di rispondere in modo efficace a quelle che sono le tante motivazioni di viaggio che muovono oggi il turismo ed il wedding tourism. 

Trovo che sia davvero un risultato straordinario, la possibilità di trovare sul territorio regionale le più elevate professionalità che possono accompagnare la costruzione di un evento complesso come un matrimonio: dalla realizzazione del vestito da sposa, che tutti sognano realizzato da un sarto italiano, agli allestimenti delle location, fino all’ospitalità. Si, perchè ho sempre creduto che il wedding destination sia anche un’esperienza turistica sul territorio, e la coppia con la sua famiglia, desideri un’esperienza a 360° sul territorio, con offerte personalizzate create su misura.

La Toscana è per molti la meta ideale dove coronare un sogno. Ma quella che è una semplice emozione, un’idea, ha bisogno di una rete strutturale di professionisti, strutture ricettive e partecipazione delle amministrazioni locali, ben organizzata e programmata. Ed è questa la parte che forse non si vede nelle immagini dei matrimoni che si celebrano in Toscana, ma è la parte di lavoro vero che noi professionisti del territorio facciamo.

Se ci basiamo sui numeri, possiamo comprendere quanto lavoro ci sia ancora da fare , e quanto sia importante che i professionisti che operano nel settore siano preparati e formati in modo completo. Nel 2018 il primato della Toscana nel segmento turistico e del wedding destination si èulteriormente consolidato. “Nel quadriennio 2014-2018 il fenomeno in Regione Toscana ha evidenziato tassi di crescita davvero significativi. Sia gli arrivi che le presenze hanno fatto registrare aumenti a doppia cifra, rispettivamente +42,2% e +34,8%, con un trend di crescita medio annuo pari al +9,2% e al +7,8%”. Incrementi così importanti e costanti, richiedono preparazione e promozione adeguata, offerte che possano dare soluzioni sempre più personalizzate ed esperenziali, caratterizzate da unicità ed esclusività. Eventi creati su misura, percorsi turistici ed enogastronomici personalizzati, ma anche percorsi standard per chi si avvicina alla Toscana per la prima volta.

Osserviamo i dati del wedding destination toscano: a guidare la classifica dei paesi di provenienza degli sposi che scelgono la Toscana come location dove dire sì: i sudditi di Sua Maestà, con il Regno Unito che oggi rappresenta il 31.4% del mercato toscano del wedding tourism. Seguono: Stati Uniti in crescita(23,0%), Germania (6.4%), Australia (5.6%), Olanda (4.2%), Irlanda (3.7%), Canada (3.5%), Norvegia (3.1%), Brasile (2.4%) e Russia (2.1%).

Trovo davvero interessante e degno di nota, come il fenomeno del wedding tourism si stia sempre più diffondendo sul territorio regionale. Numerose, infatti, le destinazioni toscane in ascesa, fra le quali spicca la nostra Lucca, che con le sue molte particolarità, assiste ad un crescente interesse turistico, non solo straniero d’oltreoceano, ma anche da parte delle altre regioni italiane, e dalle vicine Francia e Svizzera.

Sicuramente negli ultimi anni, il trend dei matrimoni esteri è molto cambiato. Fra i trend principali che si registarno in questo settore, l’incremento dei “riti simbolici” o “Blessing” (+4%) e dei Same Sex Wedding, cresciuti del +41.7% tra il 2017 e il 2018. Ma tra le nuove tendenze troviamo: le cerimonie in spiaggia, sempre più richieste; i Social Wedding, con gli sposi che usano i social network per coinvolgere sempre più amici ma anche per ispirarsi. Infine: le wedding week, con il matrimonio che non si limita più al ricevimento ma prosegue con festeggiamenti di più giorni come se si trattasse di un vero e proprio viaggio, in cui vengono organizzati diversi momenti conviviali per intrattenere gli ospiti, spesso con servizi di visite guidate alla scoperta delle bellezze del territorio.

A seguito di questi trend e del loro andamento positivo e crescente, ho realizzato un progetto di Pre-Wedding Travel esclusivo. Si tratta di un weekend lungo, pensato per tre o quattro coppie, che oltre a visitare il territorio potranno visitare anche alcune location in target con il loro progetto wedding (per conoscere il progetto potete scrivere a luccaweddingandtourism@gmail.com).

Un primo step nell’organizzazione dell’evento di wedding destination personalizzato che ho voluto creare per dare un servizio esclusivo ed unico, a tutti coloro che vorranno scegliere Lucca e la Toscana per il loro matrimonio. Essere un event e wedding planner in una piccola città come Lucca, ti lega a doppio filo con il tuo territorio, e la tua offerta, non può limitarsi alla location e alla squadra dei tuoi fornitori, diventa necessario offrire l’esperienza, e l’esperienza lega storia, cultura ed enogastronomia. Con grande piacere, trovo un numero sempre maggiore di professionisti che hanno la mia stessa visione, e questo ci permette di creare davvero un’offerta unica e di alto livello.

Non solo viaggio culturale o enogastronomico quindi, l’Italia, e la Toscana in testa, sono tra i principali marketplace del turismo generato dai matrimoni di coppie straniere ed è alta l’attenzione delle istituzioni e degli enti territoriali per questo fenomeno in continua crescita. Il mondo del wedding rappresenta, infatti, una straordinaria opportunità di sviluppo e di internazionalizzazione per tutto il territorio regionale “ed è̀ per questo che sostenere questo importante settore con apposite campagne di promozione, e attraverso eventi di presentazione sul territorio, diventa fondamentale per raccontare il nostro lavoro e la nostra terra.

Tania Pracchia Santini

Lucca Wedding and Tourism

i Sogni Son Desideri events

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Zankyou parla di noi…

OGGI ZANKYOU PARLA DI NOI!

“Se desiderate un matrimonio in Toscana, I Sogni Son Desideri Events è il servizio di wedding planning che fa per voi. La responsabile Tania ha ideato diverse formule per accontentare tutte le coppie che decidono di affidarsi al suo team, perchè possano scegliere il grado di assistenza necessario per dare forma al matrimonio dei loro sogni. Molte le collaborazioni attive con location prestigiose e fornitori di altissimo livello, non vi resta che prendere appuntamento e sognare insieme!”

https://www.zankyou.it/p/10-cose-che-apprezzerai-di-aver-organizzato-per-tempo-per-le-tue-nozze

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Matrimonio nel Bosco, ad ogni sposa la sua favola

Spesso il matrimonio è la realizzazione concreta del sogno di bambina di una donna. La gran parte delle spose sogna di sposarsi in un castello o sulla spiaggia dorata cullati dal rumore delle onde, ma esiste anche una location molto più suggestiva immersa nella natura e che ti porterà all’interno delle favole: il bosco. La favola, in questo caso, è quella di Cappuccetto Rosso, ed il bosco è la cornice nella quale si svolgerà questo emozionante matrimonio.

Come si realizza un esclusivo matrimonio nel bosco?

Una location d’eccellenza dove la natura con i suoi colori e i suoi profumi sa rendere magica l’atmosfera che i tuoi ospiti potranno respirare in ogni punto dove volgeranno il loro sguardo.

La natura crea la splendida architettura di una location a cielo aperto, fatta di sensazioni ed emozioni uniche.

Immagina una cerimonia immersa nella magica atmosfera della natura, dove i profumi ed i colori renderanno ancora più emozionante questo momento speciale con una cornice perfetta e indimenticabile del tuo Si.

Scegliere una struttura circondata dal verde vuol dire trasformare una fiaba in realtà e diventare protagonisti di una vera e propria favola nel giorno più importante della propria vita.

La Toscana, è un posto magico, oltre che per la sua notevole eredità artistica e culturale, è nota per il patrimonio naturale. La bellezza di un bosco toscano rappresenta lo sfondo ideale per un matrimonio unico e sofisticato. I territori toscani, offrono sorci di paesaggi naturali quasi incontaminati.

Perché scegliere un matrimonio nel bosco?

Il simbolismo di un matrimonio nel bosco è forte e significativo: le radici sono l’emblema della stabilità e i rami della crescita, due elementi fondamentali per ogni relazione duratura. Si rende adatto anche per cerimonie simboliche particolari, come alcuni riti del nord Europa, dove la simbologia della natura, rappresenta la nuova famiglia che si crea ed il legame fra gli sposi.

Gli sposi non avranno bisogno di cercare uno sfondo adatto per le foto, perché la natura offre da sé la più bella scenografia, sarà soltanto necessario affidarsi all’artista ce saprà cogliere l’unicità di questo tipo di matrimonio.

Il romantico scenario di una cerimonia nella natura: gli ornamenti

Chi opta per una simile cerimonia troverà perfette delle decorazioni delicate, dai colori non troppo vivaci per non oscurare quelli dei fiori.

Le candele, soprattutto di sera, donano all’ambiente un tocco di romanticismo in più, ma niente vieta che si scelga un allestimento colorato con note dorate, uno stile barocco che vada in netto contrasto con la semplicità del bosco.

Il paesaggio incantato del bosco, diventa una tela dove costruire l’allestimento desiderato.

Per il resto, è la natura stessa a ornare la struttura, garantendo uno spettacolo impossibile da riprodurre in qualunque contesto urbano.

A prestissimo!

Tania Pracchia

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Turismo esperienziale, i viaggi del “fare” e del “raccontare”

Il concetto di viaggio, cambia e si evolve nel tempo. Se nel 2018 si puntava molto sui viaggi esperienziali, i trend di viaggio del 2019 dicono che questo desiderio è destinato a crescere ulteriormente, e la domanda diventa sempre più diversificata, c’è sempre maggiore richiesta di personalizzazione ed esclusività, ed un paqese come il nostro deve necessariamente adeguarsi a questi cambiamenti.

Il turismo estero e quello italiano, fanno il salto di qualità: “fare” qualcosa non avrà lo stesso peso dell’“andare” in una determinata destinazione. “fare” un’esperienza utile e “raccontarla”, farla rivivere agli altri attraverso le nostre emozioni, i sapori, i profumi.
All’incirca due terzi dei viaggiatori chiede di fare esperienze particolari, autentiche e su misura.

Presteranno attenzione non solo a cosa mangiano, ma anche a dove mangiano. Non a caso sta crescendo, negli ultimi anni, l’interesse per le vacanze enogastronomiche, con percorsi costruiti su misura, che mettono al centro il viaggiatore.

Inoltre i viaggiatori faranno attenzione ai loro acquisti, non in riferimento al prezzo, ma in riferimento all’esperienza di vita che va oltre il soggiorno e la vacanza. E vorranno godersi momenti rilassanti, magari andando a vedere una partita del loro sport preferito, acquistare prodotti di eccellenza, e conoscerne l’intera filiera, visitare i luoghi ed assaporarli vivendo in prima persona manifestazioni e momenti di convivialità vera sul territorio.

Cercheranno, quindi, momenti che diano loro gioia, divertimento e coccole. Che consentano di alleggerire il peso di una vita sempre impegnata, caratterizzata da un crescente stress.

Molti, vogliono rilassarsi e divertirsi nella massima spensieratezza. A tal punto da sentirsi di nuovo bambini. Vivere quella sensazione di godere a pieno di un’esperienza di totale immersione nel viaggio.

I viaggi brevi nei week end

Fra i trend di viaggio per il 2019 non va affatto trascurato quello che vede oltre la metà dei viaggiatori globali orientati verso i viaggi nel week end.

Il 53% di un campione intervistato ha dichiarato che il prossimo anno intende fare più viaggi nei fine settimana.

Sarò dunque un 2019 che si preannuncia con viaggi fatti su misura. Che propongano itinerari e idee più mirate. E che riducano i giorni di permanenza.

La gente chiederà soggiorni più brevi. Ma comunque più intensi. Che permettano di vivere esperienze uniche. Su misura, per l’appunto. Un lasso di tempo più ristretto, ma caratterizzato da percorsi molto esclusivi.

I viaggiatori, in definitiva, chiedono che venga offerta loro un’esperienza sempre più personalizzata, qualcosa che sia solo loro, che diventi il loro personale racconto, la loro personale esperienza.

Al tempo stesso chiedono maggiori innovazioni nel settore dei trasporti. Desiderano avere più rotte aeree a disposizione. Con compagnie aeree che propongano viaggi a prezzi ragionevoli. Desiderano inoltre avere servizi di noleggio on-demand, condivisibili con altre persone.

Un nuovo modo di fare turismo

Secondo una ricerca condotta da Booking.com, il desiderio principale, è quello di avere una maggiore facilità di accesso, in tempo reale, al trasporto pubblico delle destinazioni prescelte. Possibilmente attraverso contatti diretti con la gente del posto.

I viaggi sono cioè destinati a diventare più brevi, più vari e più su misura, più gratificanti. È inoltre previsto un crescente desiderio di soggiornare in alloggi originali e straordinari.

Sebbene le persone intervistate rappresentino solo un’infinitesima parte dei potenziali viaggiatori del 2019, è bene che gli operatori del settore tengano bene a mente il quadro che emerge da questa ricerca condotta da Booking.

Il settore turistico si sta evolvendo in maniera sempre più rapida. E va sempre più verso viaggi fatti su misura. Che facciamo vivere esperienze uniche. Il viaggio deve diventare bpersonalizzato, ed essere espressione dei desideri del viaggiatore, deve essere Suo!.

Ma al tempo stesso rispettose dell’ambiente e della destinazione della vacanza. Chi non ne terrà conto, chi sottovaluterà le richieste provenienti dalle nuove generazioni, è destinato e restare tagliato fuori.

Gli italiani e la vacanza enogastronomica: un interesse in forte crescita

Il turismo enogastronomico piace tantissimo, anzi, è diventato un vero e proprio trend trasversale per tutte le fasce di età.

Un italiano su tre ha svolto almeno un viaggio motivato dall’enogastronomia negli ultimi tre anni.

Già si era toccato il 21%, come rilevato dal Food Travel Monitor 2016, ma nel 2018 i turisti enogastronomici sono saliti al 30%.

Un dato che dichiara il nuovo ruolo dell’enogastronomia, che da elemento “accessorio” si è trasformata in una componente in grado di influenzare le scelte di viaggio.

Un primo studio sul turismo enogastronomico italiano

È una delle principali evidenze che emergono dal “Primo Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano”, studio che traccia un quadro sul settore e delinea le tendenze di un segmento in forte crescita in tutto il mondo.

Sotto l’egida dell’Università degli studi di Bergamo e della World Food Travel Association, ha il patrocinio di Touring Club, Fondazione Qualivita, Federculture.

L’enogastronomia è una componente rilevante nelle scelte di viaggio degli italiani

C’è una domanda crescente di servizi per i turisti del cibo che va soddisfatta di più e meglio. E’ il momento di adeguarsi alle richieste del mercato.

Il 63% dei turisti italiani valuta importante la presenza di un’offerta enogastronomica o di esperienze tematiche quando sceglie la meta del viaggio.

Elementi imprescindibili sono qualità e sostenibilità, il tema green non è driver di scelta solo per le produzioni agroalimentari, ma anche il 42% degli italiani lo valuta importante nella scelta delle strutture ricettive e degli eventi.

Cosa fanno i foodies quando vanno in vacanza

In vacanza, essi manifestano il desiderio di conoscere e sperimentare l’enogastronomia in tutte le sue sfaccettature.

Durante la vacanza vogliono partecipare a molteplici esperienze culturali ed enogastronomiche, anche molto differenti tra loro.

Le esperienze Food più popolari, dopo il mangiare piatti tipici del luogo in un ristorante locale (indicata dal 73% dei turisti), sono visitare un mercato con prodotti del territorio (70%) e comprare cibo da un food truck (59%).

molto rilevante, è anche l’interesse verso il beverage, non solo vino, ma anche birra locale.

Nonostante l’interesse per esperienze di tipo enogastronomico, sia molto alto, il mercato mostra ancora ulteriori margini di crescita.

Esiste un gap fra le esperienze desiderate ed effettivamente fruite, molto ampio nel caso di proposte quali andare alla scoperta di cibo con un esperto enogastronomico (40%) e partecipare ad un viaggio enogastronomico di più giorni organizzato da un’Agenzia di Viaggio o da un Tour Operator (36%).

Le destinazioni “top” per gli italiani

La regione più desiderata dai turisti italiani è la Toscana, a seguire si riscontra un forte interesse per il Sud, in primis Sicilia e Puglia. Molte regioni esprimono un potenziale inespresso: non vengono percepite come mete enogastronomiche rilevanti, nonostante siano ricche di eccellenze, emergono quindi nuove opportunità per molti luoghi.

Il profilo del turista enogastronomico italiano

Il turista enogastronomico italiano – ossia colui che viaggia con motivazione primaria Food & Beverage – è un turista acculturato, con maggiore capacità e propensione alla spesa, che cerca nell’enogastronomia un’opportunità di conoscenza e di contatto diretto con la cultura e l’artigianato locale, l’interazione con il territorio.

Organizza il suo viaggio affidandosi al web, sia per raccogliere informazioni sia per prenotare le singole componenti del viaggio.

Ma ha una propensione maggiore rispetto al turista generico alla prenotazione attraverso intermediari. Si sente più coinvolto, vuole sperimentare l’enogastronomia a 360°, affiancando spesso altre proposte attive. E’ un turista piuttosto curioso ed attento a quella che è la vita reale del territorio, ad entrare in contatto con persone e tradizioni, e farle proprie.

Preferisce percorsi misti, non monotematici: il turista del vino cerca anche ottime esperienze gastronomiche, affiancate a soggiorni di cultura, benessere e relax.

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La Regina del Turismo Enogastronomico Italiano è la Toscana.

Un primato, che ci rende orgogliosi, non solo perchè toscani, ma perchè è un segnale importante per l’economia, l’arte e la cultura Made in Italy. I turisti stranieri indicano sempre l’Italia tra le loro mete preferite e quando scelgono di nominare una regione in particolare, citano la Toscana, che è riconosciuta in tutto il mondo, come vero e proprio brand legato al turismo enogastronomico e ad arte e cultura.

Questo primato, nasce non solo nella grande ricchezza e qualità dei prodotti locali, o delle esperienze, o del paesaggio, ma anche nel fatto che la Regione Toscana ha saputo essere antesignana in questo settore, diventando promotrice di tendenze sul turismo enogastronomico, già da molti anni, cercando di valorizzare al massimo tutte quelle eccellenze agroalimentari, e quelle unicità artistico culturali, che l’hanno resa famosa nel mondo tant’è che se chiediamo ad un qualsiasi turista straniero, sarà facile abbinare l’Italia al brand Toscana .

Tra le best practice di evoluzione del turismo enogastronomico che hanno aperto la strada ai diversi trend, sicuramente il potere comunicativo dell’offerta del cibo locale è davvero enorme, visto che spesso è la prima esperienza ricercata dai turisti (il 73%) quando compiono un viaggio”. la Toscana inoltre è la regione con il maggior numero di agriturismi e di cantine aperte all’enoturismo, realtà di piccoli produttori che offrono davvero prodotti unici.

Che la Toscana, sia regione più desiderata come meta enogastronomica dai turisti italiani è una certezza confermata anche dal “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano”, il primo e più completo studio specifico sul tema del turismo di carattere esperenziale. Un primato che la Toscana ha conquistato grazie ad anni di attività e promozione sui temi dell’enogastronomia affermandosi quindi come punto di riferimento non solo in Italia (il 18% degli intervistati indica la Toscana come migliore destinazione per un viaggio fra paesaggio, arte e cultura, o una vacanza enogastronomica) ma anche nel mondo.

L’importanza del turismo enogastronomico in Toscana, con particolare riferimento ai turisti stranieri, emerge da vari studi statistici, come quelli del Centro Studi Turistici, e dei risultati dell’indagine sul turismo realizzata da Banca d’Italia. Fonti autorevoli, che attraverso questi dati monitorano un settore di eccellenza in espansione.

Per quanto riguarda gli stranieri, secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia, l’enogastronomia rappresenta in Toscana il 7% circa delle notti prenotate in un soggiorno turistico, posizionandosi al terzo posto come motivazione di viaggio subito dopo l’arte e cultura ed il balneare. Il valore è nettamente superiore alla media nazionale (3,4%).

Da questi dati, si evince che il turismo enogastronomico toscan,o non sia solo leva importante per il turismo, ma anche leva economica, dall’analisi dei dati emerge infatti che il turista straniero che raggiunge la Toscana con motivazione principale l’Enogastronomia è il “Top Spender” per la spesa giornaliera (163,90 euro) e per la ristorazione (47,47 euro). Quindi ci troviamo di fronte ad un turista molto consapevole, dal punto di vista culturale e del palato.

Il turista che sceglie la Toscana, cerca l’unicità di un’esperienza di alta qualità. La spesa per ristorazione dei turisti stranieri in Toscana supera i mille milioni di euro, attestandosi sul 24% del totale. Dal 2012 è cresciuta di circa sei punti percentuali più della spesa totale.

E’ fondamentale capire, per chi lavora nel turismo toscano, che il turista straniero che punta sull’enogastronomia non è un turista mordi e fuggi, si ferma sul territorio e spende di più, è un turista che ricerca l’esclusività, la toscanità vera e vibrante. Altro fattore interessante è che puntare su questo tipo di turismo consente di ampliare la stagione turistica, sia in senso temporale che di estensione laddove il turista enogastronomico percorre i sentieri meno battuti alla ricerca di prodotti cantine e ristoranti, considerando che la stagionalità dei molti prodotti toscani, offre opportunità turistiche tutto l’anno.

Tra giugno e novembre il numero di pernottamenti mensili dei viaggiatori che hanno nell’enogastronomia la primaria motivazione di viaggio è superiore alla media. Nel mese di Ottobre si registra la punta massima sia per chi identifica l’interesse enogastronomico come prima ragione di visita, sia per chi ci si approccia con un percorso di arte e coltura, o semplicemente vacanziero.

A prescindere da tutti gli studi, bisogna dire che, il cibo toscano piace, piace molto. I pasti hanno il gradimento più alto tra gli stranieri che soggiornano in Toscana: 8,7/10. Il giudizio generale su una vacanza enogastronomica in Toscana è sopra la media, rispetto a tutte le altre regioni italiane.

Un dato molto curioso , ma significativo: il giudizio migliore sui pasti degli stranieri in visita alla regione Toscana, sono fuori dai grandi centri turistici, in zone di forte tipicità, il che conferma l’importanza della “Toscanità” e della sua varietà nell’offerta turistica.

Oltre al giudizio e alla preferenza del turista enogastronomico, la ristorazione assume un valore qualitativo molto alto anche per i turisti delle città d’arte e del balneare e l’enogastronomia assume sempre più valore nell’esperienza totale del viaggio ed è un elemento portante che caratterizza l’offerta della Toscana.

I tour italiani più popolari fra i turisti statunitensi, vedono ai primi due posti viaggi che hanno come meta la Toscana e tra le destinazioni di crescente interesse per il mercato statunitense la Toscana, non soltanto intesa come grandi città d’arte, quali Firenze o Siena, ma anche città più piccole e uniche come Lucca, paesaggi di grande interesse come la Maremma e la Garfagnana.

Tutti questi attestati di merito, non devono però farci abbandonare la continua ricerca dell’eccellenza di cui la Regione Toscana è stata da sempre ambasciatrice, c’è bisogno del diretto coinvolgimento degli operatori a fianco delle istituzioni locali, per sviluppare e portare avanti il brand Toscana condividendo la necessità di arricchire i contenuti di tale marchio con un richiamo al territorio, alla qualità dei prodotti e dei produttori, alla professionalità e competenza degli operatori, alla coniugazione della tradizione con l’innovazione, alla valorizzazione delle capacità artigianali del nostro territorio. Questi sono gli obiettivi che dovremmo perseguire per il 2019, per sviluppare un progetto di valorizzazione delle città, dei Borghi e dei Centri Commerciali Naturali, oltre che con le azioni di promozione turistica portate avanti dalle istituzioni locali.

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Lucca, la città dalle cento chiese.

All’interno della cerchia muraria, piccole e grandi chiese si alternano alle architetture civili, nel reticolo delle strade del centro storico, affacciandosi su piazze e corti, come parte integrante di quella vita di comunità della Lucca antica, e di quella dei giorni nostri. Dalla chiesa romanica di Sant’Alessandro, alla misurata e minimale San Paolino, dove si esibiva un esordiente Giacomo Puccini, alla barocca Santa Maria Corteorlandini. Seguendo un ipotetico filo di seta che ci guida alla scoperta di una Lucca particolarmente devota, che nelle varie epoche, ci ha regalato grandi capolavori architettonici e di arte sacra.

Le tre grandi chiese medievali di Lucca, ci raccontano di quello che fu un periodo di grande sviluppo e di una fiorente economia Lucchese, che generò grandi movimenti di uomini e di cultura, un’interazione con l’esterno, che come piccola città manifestava tutta la sua grandezza ed importanza strategica.

I Longobardi per primi, e poi i Carolingi, i Goti dal nord, mentre dall’oriente arrivavano quei monaci, che secondo la leggenda, portarono con se i piccoli bachi che produrranno la seta e la fortuna di Lucca, città di commercianti e banchieri, che si apriva al mondo fuori dalle sue mura.

La cultura i l’importanza di Lucca, si snoda come un racconto sulle facciate delle sue chiese più importanti.

San Frediano, la più austera e tradizionale richiama l’oriente nella pianta basilicale, accoglie al di sopra della porta centrale uno degli organi più pregiati d’Italia, mentre fuori ci accoglie con un grande e sontuoso mosaico. Custodisce al suo interno il corpo di Santa Zita, la santa dei fiori, che nella Divina Commedia è il simbolo della Lucca accogliente e generosa. Zita era una generosa e povera domestica della ricca famiglia Fatinelli. Un giorno decise di portare del pane avanzato rubato dalla dispensa ai poveri. I suoi padroni però la sorpresero e convinti del furto le ordinarono di mostrare quanto nascondeva sotto il grembiule. Zita rispose semplicemente: “Rose e fiori” E furono proprio rose e fiori che uscirono dalla sua veste soprendendo tutti i presenti. Questo miracolo viene ricordato ogni anno ad aprile trasformando la piazza di S.Frediano e le vie limitrofe in un enorme giardino colmo di piante e fiori.

Fin dal VI secolo esisteva in questo luogo un edificio religioso dedicato ai tre santi leviti Vincenzo, Stefano e Lorenzo. La costruzione di questa prima chiesa si fa risalire allo stesso San Frediano, vescovo di Lucca tra il 560 e il 588. Gli scavi effettuati sotto l’attuale basilica hanno confermato la presenza dell’antico edificio. Alla fine dell’VIII secolo questa chiesa fu dotata di una cripta che accolse il corpo di San Frediano. Nonostante i consistenti interventi che si sono succeduti nel corso dei secoli, l’aspetto medievale della basilica è ancor oggi preminente. Le navate sono spartite da colonne, per buona parte di spoglio, importate da Roma, e stessa provenienza hanno molti dei capitelli. L’affresco cuspidato che raffigura il Martirio dei Santi Vincenzo, Stefano e Lorenzo è una delle più antiche testimonianze della pittura medievale a Lucca e risale alla prima metà del XII secolo. Tra le testimonianze più significative della scultura romanica lucchese è da notare il fonte battesimale.

La chiesa di San Michele ed il Duomo di San Martino, proteggono e tramandano, le suggestioni di ogni passaggio storico della città. Tra i colonnati orientaleggianti ed i decori nordici, si possono immaginare i disegni di trame e orditi battuti dai telai lucchesi: broccati, damaschi, fiammati, tessuti preziosi di cui Lucca era l’eccellenza.

San Michele è il centro dell’originale perimetro urbano della città romana, sovrastata dall’imponente statua dell’arcangelo, che rimanda ad armonie musicali e a simbologie precristiane, allo studio di astrologia e astronomia. Più tardi, con i restauri ottocenteschi, notiamo richiami al risorgimento italiano, al senso di rinnovamento, perchè se lucca è racchiusa nelle sue mura e nelle sue tradizioni, è allo stesso tempo attenta e vigile al nuovo. A caratterizzarla è l’alta facciata a vela ricchissima di sculture ed intarsi, ornata con quattro ordini di logge. Sulla sommità spicca l’enorme statua alta 4 metri in marmo con ali a lamine metalliche dell’Arcangelo Michele che sconfigge il drago. Leggenda narra che, quando la giornata è particolarmente luminosa, si può scorgere uno scintillio che proviene proprio dalla sommità e che sarebbe un diamante incastonato nella statua in tempi antichi. Tra le figure che decorano gli archetti della facciata si notano alcuni personaggi chiave del Risorgimento italiano come Cavour, Vittorio Emanuele e Giuseppe Garibaldi e, per chi guarda la dodicesima colonna da sinistra del primo ordine, può notare raffigurato il volto di Ettruda, badessa della chiesa in epoca longobarda. La Chiesa di San Michele in Foro, trovandosi nel dedalo delle vie e stradine del centro storico, sicuramente stupisce al visitatore che non è abituato ad un simile impatto visivo: non si conoscono altre chiese sormontate da enormi sculture come questa. Cosi come doveva stupire anche in origine, pur non apparendo come la vediamo noi oggi, ma stando proprio nel punto in cui l’antica Lucca romana incrociava il decumano maximo e il cardo maximo, ovvero il foro centro della vita pubblica e cuore pulsante cittadino.

Il Duomo di San Martino, raccoglie nel suo ricco tesoro iconografico, momenti di vita quotidiana, dei tempi in cui pellegrini e mercanti percorrevano gli stessi cammini, ognuno con una sua meta, ma il cammino, il lavoro dei campi e gli importanti commerci, avrebbero portato Lucca in tutta la futura Europa. San Martino, che ci parla di accoglienza, con quel suo loggiato che diventava riparo dei pellegrini e dei viandanti, racchiude nel suo cuore due grandi tesori, uno bianco ed uno nero. Il candido sarcofago di Ilaria Del Carretto, capolavoro d’arte di Jacopo Della Quercia, e omaggio d’amore di un marito alla sua giovane sposa deceduta. Poco importa che fosse il Guinigi, signore di Lucca, nell’opera di Jacopo della Quercia, quello che cattura è il viso dolce di ilaria, distesa come addormentata con il suo cucciolo fedele a vegliarla.

Altro tesoro e simbolo lucchese, il Volto Santo, crocifisso scavato nel legno scuro, icona devozionale ed immagine miracolosa, meta di pellegrinaggi e simbolo di protezione del lucchese in ogni parte del mondo. Si tratta di un crocifisso ligneo molto particolare, che raffigurerebbe il vero volto di Cristo, motivo per cui divenne così famoso nel Medioevo tanto da essere citato da Dante nella Divina Commedia, e conosciuto per essere l’artefice di molti miracoli avvenuti a Lucca. si pensa sia un’opera del XII secolo, perché ve ne sono altre di quel periodo molto simili e che sicuramente sono delle repliche dell’originale lucchese. È stato scolpito in legno di noce e il suo colore scuro deriva dal fatto che nei tempi antichi veniva illuminato con candele e ceri che con il tempo hanno contribuito ad annerirlo. Secondo la leggenda di Leobino, il crocifisso del Volto Santo sarebbe stato scolpito da Nicodemo, discepolo di Gesù, che con Giuseppe d’Arimatea depose il corpo di Cristo nel sepolcro, e quindi sarebbe stato uno dei pochi a poterlo riprodurre fedelmente. Nicodemo si mise così a scolpire il legno, ma quando gli mancava solo il volto per terminare l’opera si addormentò per la stanchezza, gli angeli vennero in suo aiuto e durante la notte scolpirono il volto di Cristo terminando il crocifisso. Durante il periodo delle persecuzioni il Volto Santo venne sempre tenuto nascosto, fino a quando non venne ritrovato dal Vescovo Gualfredo dentro una grotta, egli lo coprì di bitume, lo mise su una nave e lo affidò al fato per salvarlo dalla distruzione.

Prima che il veliero potesse raggiungere illeso un qualunque porto, apparve in sogno al vescovo di Lucca Giovanni un angelo, gli disse di recarsi al porto di Luni perché là sarebbe arrivata una scultura con la rappresentazione del vero volto di Cristo. Il Vescovo si recò a Luni ma naturalmente i Lunensi non vollero lasciare ai lucchesi il crocifisso, decisero così di affidarsi nuovamente alla provvidenza: misero l’opera su un carro trainato da due buoi e avrebbero lasciato a lui la scelta tra Luni e Lucca. Naturalmente il Volto Santo scelse Lucca, ma ai lunensi venne lasciata come risarcimento della delusione subita, un’ampolla col sangue di Cristo che si trovava all’interno della croce.

Il Volto Santo arrivò finalmente nella città di Lucca e venne posto nella basilica di San Frediano, nella cappella di Sant’Agostino, ma il mattino seguente il crocifisso era sparito. Venne ritrovato nell’orto vicino alla chiesa di San Martino. Questo avvenimento venne preso come un segno e si decise che sarebbe stato il Duomo di Lucca ad accogliere per sempre il Volto Santo.

Attraverso le sue tante chiese, Lucca ci racconta di una società commerciale molto fiorente, di arte e di opere preziose, di una grande devozione religiosa, ma anche di una grande accoglienza, dell’attenzione alla cultura e del rispetto di chi, arrivava per pellegrinaggio o commercio.

Tania Pracchia – Lucca wedding and tourism

Foto: Antonio Carneroli Roma

 

Navata centrale Duomo di San Martino Lucca

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Wedding tourism e il sogno di sposarsi in Italia: gli stranieri preferiscono la Toscana, Uk il primo mercato.

Il wedding destination, si sta delineando da tempo come un vero e proprio baluardo del settore economico-turistico del nostro paese. E l’Italia, con in testa la Toscana, il podio più alto nelle destinazioni scelte dagli stranieri come location da matrimonio. Con un fatturato stimato intorno ai 380,3 milioni di euro, il wedding tourism guadagna una posizione importante nella schiera delle presenze turistiche nel Belpaese.

Le informazioni analizzate, sono quelle del “Destination Weddings in Italy”, ricerca sul turismo dei matrimoni stranieri in Italia elaborata dal Centro studi turistici di Firenze, da cui emerge che ogni anno un numero sempre maggiore di stranieri sceglie l’Italia come luogo per celebrare le nozze. E non lo fa certo per la convenienza economica, bensì per bellezze paesaggistiche, il patrimonio storico-culturale inestimabile, per il fascino e l’immancabile ottima reputazione della proposta eno-gastronomica. Di questo importante trend, abbiamo parlato anche nella due giorni di visita e conferenze dello scorso Marzo, durante l’evento “Tuscany for Weddings – Sposarsi in Villa” organizzato con il Comune di Capannori, dove diversi professionisti del wedding hanno potuto conoscere da vicino molte delle ville lucchesi più apprezzate

Il fattore Italia sulle nozze ha generato circa 1,1 milioni di presenza turistiche impegnate in un’organizzazione del matrimonio in perfetto stile, con l’aiuto di professionisti del settore e un importante budget di spesa.

La regione più ambita, è la Toscana, che si aggiudica il 32,1% del mercato, con un fatturato stimato di 122,7 milioni di euro. Seguono la Lombardia, (15,8%), la Campania (14,4%), il Veneto (7,9%) e infine il Lazio.

Secondo i dati di Destination Weddings Italy, le coppie di sposi provengono da Regno Unito (26,4%), Usa (20,7%), Australia (8,4%), Irlanda (5,4%), Germania (4,9%), Canada (4,6%), Russia (3,3%), Francia (3,0%), Brasile (2,4%), e Svizzera (1,9%). Infine, meno frequenti ma con un impatto economico decisamente più elevato sono i mercati di India ed Emirati Arabi.

La ricerca stima un impegno di circa 52 mila e 600 operatori coinvolti tra fotografi, floral designers, operatori video, wedding planner, noleggio vetture, truccatori, stilisti e catering, 7043 eventi organizzati nell’arco del 2015 e un budget di più di 53 mila euro a evento.

Se si guardano le destinazioni italiane più ricercate, spiccano:

Toscana – 32,1 per cento
Lombardia – il 15,8 per cento
Campania – 14,4 per cento
Veneto – 7,9 per cento
Lazio – 7,3 per cento

Regioni che insieme formano una fetta del 77,5 per cento del mercato wedding tourism straniero in Italia

Tra le location preferite invece:

Luxury Hotel – 30,8 per cento
Villa Storica – 26,5 per cento
Ristorante – 12,5 per cento
Agriturismo -7,1 per cento
Castello – 6,5 per cento

Leggendo i dati del rapporto si nota come il matrimonio classico straniero in Italia si basa su una cerimonia religiosa o civile, in estate, celebrata in un luxury hotel o in una villa storica di pregio

Una ricerca, quella del Centro studi turistici di Firenze, allaragata all’intera Penisola, dopo il rapporto “Destination weddings in Tuscany”, che già aveva evidenziato l’incremento del business del turismo wedding nella regione Toscana. Ora è l’Italia a essere oggetto di studio e i risultati dell’indagine provano quando estesa sia la fetta di mercato legata alle nozze Italian style.

Sicuramente sta riscuotendo sempre più successo il matrimonio in stile Toscano, inoltre la Toscana è molto apprezzata anche come percorso turistico. Nella mia esperienza di organizzazione eventi, posso dire che per molte coppie straniere, il tour della Toscana è spesso l’inizio di un viaggio di nozze che attraversa tutta la penisola. A tal proposito la città di Lucca, oltre a vantare un gran numero di ville storiche importanti, offre anche soluzioni turistiche esclusive e personalizzabili.

I Sogni Son Desideri Events, ha creato un team di professionisti del wedding e della ricettività turistica, per dare al cliente un servizio a 360 gradi, cucito su misura come un abito, per realizzare un’esperienza unica e speciale.
Tania Pracchia

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Fonte: Centro studi turistici Firenze

Foto: Antonio Carneroli