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Donne Lucchesi: Ilaria Del Carretto Guinigi

Fra le grandi donne lucchesi, Ilaria Del Carretto sposa Guinigi, è una delle più conosciute, non tanto per la sua vita, quanto per la sua celebrazione da defunta. La sua è la storia di una donna, moglie e madre, celebrata con l’imponente opera d’arte del suo monumento funerario.

Molti grandi scrittori quali, Gabriele D’Annunzio e Salvatore Quasimodo per citarne alcuni, come tanti visitatori e gente “comune”, hanno subìto il fascino del sarcofago di marmo scolpito da Jacopo della Quercia che ritrae Ilaria Del Carretto Guinigi nel duomo di san Martino a Lucca. 

Io l’ho conosciuta da cittadina lucchese, visitando il duomo della mia città, ed oggi voglio raccontarvi la sua storia, la storia di una donna.

Le fonti ufficiali poco o nulla raccontano della sua vita a Lucca, Signora alla corte di Paolo Guinigi ed ancor meno sappiamo di lei presso il padre Carlo, Marchese di Savona e Signore di Finale. Forse non la sua figura storica, ma il suo simulacro marmoreo abita nella fantasia di ogni donna e ogni uomo che l’ammira. Qualcuno lo guarderà con l’occhio dell’arte, ammirando la splendida scultura, qualcuno con gli occhi dell’amore di uno sposo addolorato, che celebra la sua amata, ma in fondo Ilaria era solo una giovane donna.

Era un destino femminile quello di essere ricordate nelle Cronache pubbliche solamente per i punti di tangenza col potere: così Ilaria è citata nei documenti quando sposa Paolo Guinigi, quando partorisce i due figli, dando alla casata il tanto atteso erede maschio. La “Cronica” di Giovanni Sercambi ricalca questo modello di storiografia pubblica e maschile, dove la donna è soltanto compagna-fattrice per la cui morte ci si deve fatalisticamente appellare alla volontà del Buon Dio.

Ilaria Del Carretto nacque in terra ligure nel 1379 figlia di Carlo del Carretto. La famiglia affondava le sue radici nel leggendario nome di Aleramo, vissuto intorno al 934, la cui fedeltà all’imperatore caratterizzò le alleanze di tutti i suoi discendenti, lui che amò Alasia, figlia dell’imperatore Ottone I.

Carlo del Carretto come tutta la sua famiglia, fu un fiero nemico della Repubblica di Genova, che cercava di impossessarsi della Liguria occidentale. A differenza del padre Carlo, Paolo Guinigi, il futuro sposo di Ilaria, non era di indole guerriera ma preferiva la diplomazia, da vero signore “illuminato” che pur amando e difendendo l’autonomia della propria città, non dimenticò le sue più intime necessità. Come la cultura. Fu un famoso collezionista di manoscritti e di gioielli preziosi il cui acquisto in gran misura coincide con il breve matrimonio con Ilaria del Carretto. Forse erano doni per la bella e giovane sposa?. Voglio guardare al lato romantico della storia.

Da più di cento anni Lucca aveva rapporti d’affari con Savona soprattutto per il commercio delle stoffe pregiate e le sete tessute dai mille telai lucchesi. All’inizio del 1400 era una città in gravissime condizioni: quasi spopolata per la morìa della recente peste e per la fuga di molti cittadini che volevano scampare al terribile morbo. Fuoriusciti politici aiutati da Firenze volevano riprendere il potere a Lucca: forte di questo timore il 14 ottobre del 1400 Paolo Guinigi si presentò armato a cavallo in piazza san Michele per essere acclamato Capitano con pieni poteri. Morì imprigionato a Pavia, nel 1432, dopo congiure di palazzo all’età di 59 anni.

Il 26 gennaio 1403 Ilaria del Carretto con il suo seguito nuziale, si mise alla volta della Toscana e dopo otto giorni arrivò a Lucca. Il 2 febbraio 1403, il giorno della purificazione, fu accolta da Paolo Guinigi a ponte san Pietro, a quattro chilometri dalla città dall’arborato cerchio ( citazione per scomodare Dante Alighieri), con un lungo e sontuoso corteo. Il 3 febbraio del 1403 a Santo Romano si celebrarono le nozze tra Ilaria del Carretto, ventiquattro anni, e il Magnifico Signore di Lucca di circa trenta. Fu corte imbandita con vini, pollame, selvaggina recati in dono dalle famiglie nobili. E poi musica e cantori, buffoni e giullari.

Dopo tre giorni gli sposi partirono per un viaggio nei territori del contado, in Garfagnana, Versilia fino a Pietrasanta. Rientrarono a Lucca alla vigilia di Natale del 1403. Il 24 settembre del 1404, nove mesi dopo il suo rientro nella città di Lucca, Ilaria partorì il primo figlio, Ladislao, che ebbe il nome del suo padrino, il re di Napoli.

Alla fine del mese di novembre del 1405 nacque il secondo figlio, una bambina, Ilaria Minor ma sua madre, Ilaria Major, morì l’8 dicembre successivo forse per setticemia dovuta al parto. Ilaria Minor, causa incolpevole della morte della madre, pare scomparsa dalle cronache e dalle carte ufficiali. Ma, come compete al destino femminile, è menzionata soltanto nell’atto del suo matrimonio: andò sposa al fratello del Doge di Genova, non aveva ancora compiuto quindici anni mentre lo sposo era già vedovo.

Ilaria morì assistita dal medico delle corti, Ugolino da Montecatini che aveva appena scoperto il miracoloso effetto delle acque che lo resero famoso e con esse tentò di curare anche il mal di ventre che faceva urlare la povera puerpera.

Ilaria del Carretto è stata sepolta con il suo segreto: morte per infezione post parto o per peritonite non riconosciuta?

Eppure una macabra leggenda avvolse subito la sua morte: il marito l’avrebbe avvelenata.

Le altre mogli: Caterina Anteminelli, la prima, sposa decenne ma non moglie, ancora “puella”, morta forse di peste a pochi mesi dal contratto nuziale; la terza, dopo Ilaria, Piacentina da Camerino, diede a Paolo 5 figli in 9 anni e morì “essendo gravida ancora”; infine Jacopa da Fuligno, dopo aver partorito una femmina a cui si diede il nome della nonna paterna, Filippa, partorì un’altra femmina morta qualche ora dopo la nascita lasciando la madre gravemente inferma e portandola rapidamente alla morte.

Esclusa Caterina che restò eternamente vergine, tutte le altre tre mogli di Paolo Guinigi sono morte in seguito al parto, frutto di un seme funesto?.


Ma soltanto per Ilaria Paolo fece fare un sarcofago funebre commissionato al più famoso artista dell’epoca, Jacopo della Quercia che, per realizzarlo, interruppe nel Duomo di Ferrara la scultura della Madonna della Melagrana. La bellezza di Ilaria fece volare lo scalpello dello scultore che in due anni realizzò l’opera per poi ritornare a Maria, con animo rinvigorito dall’incanto della “bianca fiordaligi”.

L’opera è frutto dello straordinario incontro tra gusto tardo-gotico di ascendenza francese, che si manifesta nel panneggio a pieghe sottili e parallele, con il sorgente gusto rinascimentale di ascendenza fiorentina rivelato dal dolce modellato della figura e del volto. In origine l’opera era collocata nel transetto meridionale della cattedrale presso un altare patronale della famiglia Guinigi, ma nel 1430, alla caduta della Signoria Guinigi, il monumento venne spogliato di tutte quelle parti che rendevano possibile il riferimento al tiranno, quali la lastra con lo stemma, poi recuperata, e un’iscrizione commemorativa, andata perduta.

Attualmente il monumento funebre di Ilaria del Carretto è posizionato all’interno della sacrestia della Cattedrale di Lucca.

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Passeggiando nella Storia Lucchese… Villa Reale di Marlia

Villa Reale di Marlia, è un pezzo di storia lucchese ed una delle più belle location del nostro territorio. In una calda giornata di ottobre abbiamo visitato il parco e respirato un’atmosfera da favola.

Quando si arriva qui, si gode dell’esperienza di immergersi in un antichissimo passato che affonda le sue radici nell’epoca Medioevale. È proprio a partire da questo periodo, che inizia la straordinaria storia del Complesso di Villa Reale, risultato di una serie di trasformazioni avvenute nel corso dei secoli davanti agli occhi di personaggi illustri e dinastie reali.

La prima struttura era un fortilizio abitato dal Duca di Tuscia durante l’epoca Altomedioevale. Successivamente la proprietà passò alla famiglia Avvocati e, in seguito, ai nobili Buonvisi, famiglia lucchese di mercanti e banchieri che trasformarono la fortezza in un palazzo signorile e ne fecero una residenza certamente più sfarzosa. A seguito del fallimento economico della famiglia, i Buonvisi misero in vendita gran parte dei beni familiari, tra cui, la Villa di Marlia.

La storica dimora venne acquistata nel 1651 da Olivieri e Lelio Orsetti che modificarono la Villa ed in particolare dettero al Parco una nuova sistemazione di gusto barocco con la realizzazione di cortili, stradoni e giardini scenografici come il Teatro di Verzura e il Giardino dei Limoni. Inoltre, i due nobili lucchesi, modificarono il complesso con la costruzione, nel corso del secolo XVIII, dell’elegante Palazzina dell’Orologio con la loggia colonnata sopra il portico.

Nel periodo Napoleonico, altro cambio di proprietà: Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone e principessa di Lucca, acquistò la villa ed il parco nel 1806.

Da questo momento in poi la Villa prenderà il nome di Reale, dal titolo di Elisa, regina dell’Etruria. Forte ed intenso fu il legame della Principessa con la residenza di Marlia. A lei si devono i più importanti interventi che trasformarono la struttura del palazzo e i giardini.

Subito dopo l’acquisto, infatti, fu annessa al complesso la confinante Villa del Vescovo e vennero ristrutturate e modernizzate le facciate dell’antico Palazzo Orsetti secondo lo stile neoclassico. Anche il Parco fu parzialmente ridisegnato secondo la moda settecentesca del Giardino all’inglese. L’intervento più significativo fu la dilatazione prospettica dello spazio di fronte al palazzo, caratterizzata da un leggero pendio che esalta il movimento del paesaggio così come suggerisce il gusto romantico. Il Parco di Villa Reale fu inoltre abbellito da statue e vasi realizzati con il pregiato marmo bianco dell’Accademia Eugeniana di Carrara.

A seguito della caduta di Napoleone, Elisa dovette lasciare il suo regno nel febbraio del 1814, il Principato di Lucca venne trasformato in Ducato e assegnato a Carlo Ludovico di Borbone. Villa Reale divenne allora la sede estiva della nuova corte che si dilettò nell’organizzare splendide feste da ballo, ospitando spesso personaggi illustri, principi e sovrani. Nel 1847 Carlo Ludovico di Borbone abdicò, ponendo fine all’autonomia politica della Lucchesia che venne così annessa al Gran Ducato di Toscana. Nella seconda metà dell’Ottocento la residenza d’epoca passò nelle mani del regno d’Italia e divenne proprietà di Vittorio Emanuele II, il quale decise di cederla a Penelope Carolina, vedova di Carlo di Borbone principe di Capua. Quando Penelope Carolina morì nel 1882, il complesso di Marlia rimase ai due figli, Vittoria Augusta e Francesco Carlo, la cui malattia mentale gli portò l’appellativo di “Principe Matto”. Alla morte della sorella Vittoria, il principe fu affiancato da un tutore che si occupò della gestione di beni; il complesso di Villa Reale fu messo in vendita e molti beni mobili andarono all’asta, mentre molti alberi del Parco furono abbattuti per produrre legname.

Il Conte e la Contessa Pecci-Blunt nel 1923 acquistarono la proprietà e l’anno successivo commissionarono a Jacques Greber, famoso architetto francese, il restauro del Parco e dei giardini, con l’intento di unire tradizione e innovazione. Vennero creati boschi, ruscelli, un lago ed elementi bucolici che andarono a completare e arricchire il quadro romantico già dato dall’avvicendarsi dei giardini.

Quasi un secolo più tardi, nel 2015 una giovane coppia svizzera, essendosi perdutamente innamorata del complesso ormai trascurato, acquistò la proprietà. Le difficoltà non tardarono ad arrivare e solamente un paio di mesi più tardi, una terribile tempesta di vento abbatté molti alberi secolari, complicando così il risanamento del parco. Nonostante gli innumerevoli ostacoli riscontrati, i proprietari decisero comunque di accettare la sfida di riportare la Villa Reale di Marlia al suo antico splendore commissionando importanti lavori di restauro.

L’importante opera di restauro, tuttora in corso, sta davvero rendendo giustizia a questa maestosa Villa, per riportarla ai suoi antichi fasti. Il restauro di Villa Reale si pone quale recupero e valorizzazione di una serie di contenuti instrinsecamente riassunti all’interno dell’edificio principe simbolo e fulcro della reggia del breve regno di Elisa Bonaparte.

La Villa Reale è un insieme di storia, arte e architettura in una composizione di forme di grandissima eleganza e raffinatezza. Il sovrapporsi delle varie epoche culmina nell’evidente impronta neoclassica, tutta tipicamente italiana, con una ricorrente e sottile rilettura francese, e genera un complesso straordinariamente piacevole ed affascinante in un connubio unico tra costruito e grandi spazi aperti, tra edifici e parco, con grandi viste prospettiche e pregevoli angoli riservati, statue, fontane e giardini sorprendenti.

L’opera di restauro e recupero ha permesso di ricostruire e documentare le principali fasi evolutive nonché di ritrovare preziosi reperti e testimonianze nascoste all’interno della villa. Le evoluzioni storiche evidenziano almeno 4 fasi principali ancora chiaramente leggibili: dalla fase Buonvisi (XV° sec.), che ha dato forma al complesso, alla fase Orsetti (XVI° sec.), che lo ha arricchito e completato, alla fase Baciocchi Bonaparte (inizio XIX° sec.) ed alla fase Pecci Blunt (XX° sec.) che ha recuperato, restaurato ed integrato il grande patrimonio.

Il restauro si è posto così l’obiettivo di ritrovare, rileggere e riconsiderare ognuna di queste fasi e, salvaguardando il prezioso contributo di ognuna di esse, di consentire la lettura della Villa Reale nella sua ultima unità d’insieme, quella attuale, frutto della visione di Elisa, della grande passione dei Pecci Blunt e del tempo.

I numerosi documenti storici recuperati dai vari archivi, uniti alla paziente ricerca sui luoghi, hanno consentito numerosi ritrovamenti tra i quali una colonna medioevale, testimonianza della configurazione gotica primordiale, la messa in luce delle arcate di numerose aperture preesistenti, nonché l’importante stratigrafia dei colori conservati al di sotto dello strato superficiale della facciata. Si passa dal beige all’ocra, al verde, al marrone ed al color calce chiaro frutto del dilavamento delle superfici nell’ultimo secolo.

Il restauro si pone quale analisi attenta delle preesistenze e loro valorizzazione, limitandosi alla conservazione dei tanti tesori architettonici presenti. Nella prima fase di interventi sulle facciate particolare cura è stata posta nello studio delle modalità costruttive e finitura delle murature, degli intonaci e dei colori, nello studio dei vasi, veri e propri gioielli che punteggiano il perimetro della villa e segnano l’intero parco, degli elementi lapidei e del raffinato sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche.

Coerentemente con le facciate il recupero degli interni si pone l’obiettivo, nel pieno rispetto delle funzioni originali, di grande residenza storica, di far vivere gli ambienti mantenendone inalterata la filosofia architettonica. Le sale monumentali dei piani terra e primo, compresa la famosa camera da letto di Elisa, verranno mantenuti e resi fruibili, così come le grandi camere e suite del piano secondo, saranno interamente restaurati, recuperando finiture, arredi e decori e valorizzando quello speciale charme ed eleganza che pervade l’intero edificio.

Visitando Villa Reale, ci ritroviamo in una dimensione storico culturale davvero unica, che ancora è pervasa dal passaggio dei grandi personaggi che qui hanno vissuto o anche solo soggiornato.

Una delle esperienze uniche da fare qui, è sicuramente il percorso olfattivo, scopriamo di cosa si tratta.

Il percorso olfattivo: tra le innovazioni proposte nel parco diVilla Reale a Marlia, il traguardo più importante è la possibilità di far conoscere il parco attraverso…l’olfatto. Ebbene si, Villa Reale si apre ad un turismo più esperienziale che permette un dialogo utilizzando il potere dei profumi per farsi trasportare nel tempo e trasformare l’esperienza olfattiva in una informazione storica.

Una visita inusuale, alla ricerca delle tracce di Elisa che, come tutti i Bonaparte, aveva una grande passione per la botanica e fece di Marlia, così come già aveva fatto Josephine a Malmaison, un vero e proprio vivaio in cui introdusse anche le nuove specie appena arrivate da paesi lontani. Sarà così che dalla Villa Reale di Marlia si diffonderanno nei giardini lucchesi nuove specie come le mimose, le magnolie, i glicini. Ancora oggi, annusando le essenze si entra in contatto con le atmosfere olfattive dei personaggi storici ma affiorano anche ricordi personali creando un ponte fra passato e presente.

Come due secoli fa, Lucca e Marlia rientrano in contatto grazie al fino conduttore delle piante e ed è così che il Parco di Villa Reale si spoglia di tutte le questioni architettoniche per farsi conoscere nel suo profondo, per farsi conoscere attraverso l’olfatto e la botanica in un susseguirsi di piacevoli scorci e inebrianti profumi. Ogni stagione vedrà la fioritura di una diversa pianta, si comincerà a marzo con la Mimosa e le camelie (fiori grazie ai quali Villa Reale ha potuto instaurare un ottimo rapporto con la Mostra delle Antiche Camelie della Lucchesia proponendo anche un biglietto cumulativo che accomuna il Giardino d’Eccellenza del Camelietum compitese con uno dei giardini più belli d’Italia che vanta ben 2 viali di antiche camelie in un contesto storico e architettonico unico nel suo genere). Ad aprile sarà la volta del glicine, in estate dell’ibisco e così via fino ad arrivare in autunno dove il foliage lascerà ognuno a bocca aperta. Un percorso olfattivo, dunque, che accompagna i visitatori per tutta la stagione grazie ad una mappa dedicata, che li riavvicina ad un tempo passato che ancora caratterizza ed arricchisce il presente.

Nella nostra passeggiata, abbiamo ripercorso secoli di storia lucchese, di quello che ha rappresentato l’influenza napoleonica nell’architettura e nei giardini lucchesi, ma anche nella cultura, nei suoi cambiamenti portati da Elisa Bonaparte dalla grande Parigi alla piccola Lucca.

Tania Prachia

http://www.luccaweddingandtourism.com

luccaweedingandtourism@gmail.com

Photographer Antonio Carneroli Roma

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La Regina del Turismo Enogastronomico Italiano è la Toscana.

Un primato, che ci rende orgogliosi, non solo perchè toscani, ma perchè è un segnale importante per l’economia, l’arte e la cultura Made in Italy. I turisti stranieri indicano sempre l’Italia tra le loro mete preferite e quando scelgono di nominare una regione in particolare, citano la Toscana, che è riconosciuta in tutto il mondo, come vero e proprio brand legato al turismo enogastronomico e ad arte e cultura.

Questo primato, nasce non solo nella grande ricchezza e qualità dei prodotti locali, o delle esperienze, o del paesaggio, ma anche nel fatto che la Regione Toscana ha saputo essere antesignana in questo settore, diventando promotrice di tendenze sul turismo enogastronomico, già da molti anni, cercando di valorizzare al massimo tutte quelle eccellenze agroalimentari, e quelle unicità artistico culturali, che l’hanno resa famosa nel mondo tant’è che se chiediamo ad un qualsiasi turista straniero, sarà facile abbinare l’Italia al brand Toscana .

Tra le best practice di evoluzione del turismo enogastronomico che hanno aperto la strada ai diversi trend, sicuramente il potere comunicativo dell’offerta del cibo locale è davvero enorme, visto che spesso è la prima esperienza ricercata dai turisti (il 73%) quando compiono un viaggio”. la Toscana inoltre è la regione con il maggior numero di agriturismi e di cantine aperte all’enoturismo, realtà di piccoli produttori che offrono davvero prodotti unici.

Che la Toscana, sia regione più desiderata come meta enogastronomica dai turisti italiani è una certezza confermata anche dal “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano”, il primo e più completo studio specifico sul tema del turismo di carattere esperenziale. Un primato che la Toscana ha conquistato grazie ad anni di attività e promozione sui temi dell’enogastronomia affermandosi quindi come punto di riferimento non solo in Italia (il 18% degli intervistati indica la Toscana come migliore destinazione per un viaggio fra paesaggio, arte e cultura, o una vacanza enogastronomica) ma anche nel mondo.

L’importanza del turismo enogastronomico in Toscana, con particolare riferimento ai turisti stranieri, emerge da vari studi statistici, come quelli del Centro Studi Turistici, e dei risultati dell’indagine sul turismo realizzata da Banca d’Italia. Fonti autorevoli, che attraverso questi dati monitorano un settore di eccellenza in espansione.

Per quanto riguarda gli stranieri, secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia, l’enogastronomia rappresenta in Toscana il 7% circa delle notti prenotate in un soggiorno turistico, posizionandosi al terzo posto come motivazione di viaggio subito dopo l’arte e cultura ed il balneare. Il valore è nettamente superiore alla media nazionale (3,4%).

Da questi dati, si evince che il turismo enogastronomico toscan,o non sia solo leva importante per il turismo, ma anche leva economica, dall’analisi dei dati emerge infatti che il turista straniero che raggiunge la Toscana con motivazione principale l’Enogastronomia è il “Top Spender” per la spesa giornaliera (163,90 euro) e per la ristorazione (47,47 euro). Quindi ci troviamo di fronte ad un turista molto consapevole, dal punto di vista culturale e del palato.

Il turista che sceglie la Toscana, cerca l’unicità di un’esperienza di alta qualità. La spesa per ristorazione dei turisti stranieri in Toscana supera i mille milioni di euro, attestandosi sul 24% del totale. Dal 2012 è cresciuta di circa sei punti percentuali più della spesa totale.

E’ fondamentale capire, per chi lavora nel turismo toscano, che il turista straniero che punta sull’enogastronomia non è un turista mordi e fuggi, si ferma sul territorio e spende di più, è un turista che ricerca l’esclusività, la toscanità vera e vibrante. Altro fattore interessante è che puntare su questo tipo di turismo consente di ampliare la stagione turistica, sia in senso temporale che di estensione laddove il turista enogastronomico percorre i sentieri meno battuti alla ricerca di prodotti cantine e ristoranti, considerando che la stagionalità dei molti prodotti toscani, offre opportunità turistiche tutto l’anno.

Tra giugno e novembre il numero di pernottamenti mensili dei viaggiatori che hanno nell’enogastronomia la primaria motivazione di viaggio è superiore alla media. Nel mese di Ottobre si registra la punta massima sia per chi identifica l’interesse enogastronomico come prima ragione di visita, sia per chi ci si approccia con un percorso di arte e coltura, o semplicemente vacanziero.

A prescindere da tutti gli studi, bisogna dire che, il cibo toscano piace, piace molto. I pasti hanno il gradimento più alto tra gli stranieri che soggiornano in Toscana: 8,7/10. Il giudizio generale su una vacanza enogastronomica in Toscana è sopra la media, rispetto a tutte le altre regioni italiane.

Un dato molto curioso , ma significativo: il giudizio migliore sui pasti degli stranieri in visita alla regione Toscana, sono fuori dai grandi centri turistici, in zone di forte tipicità, il che conferma l’importanza della “Toscanità” e della sua varietà nell’offerta turistica.

Oltre al giudizio e alla preferenza del turista enogastronomico, la ristorazione assume un valore qualitativo molto alto anche per i turisti delle città d’arte e del balneare e l’enogastronomia assume sempre più valore nell’esperienza totale del viaggio ed è un elemento portante che caratterizza l’offerta della Toscana.

I tour italiani più popolari fra i turisti statunitensi, vedono ai primi due posti viaggi che hanno come meta la Toscana e tra le destinazioni di crescente interesse per il mercato statunitense la Toscana, non soltanto intesa come grandi città d’arte, quali Firenze o Siena, ma anche città più piccole e uniche come Lucca, paesaggi di grande interesse come la Maremma e la Garfagnana.

Tutti questi attestati di merito, non devono però farci abbandonare la continua ricerca dell’eccellenza di cui la Regione Toscana è stata da sempre ambasciatrice, c’è bisogno del diretto coinvolgimento degli operatori a fianco delle istituzioni locali, per sviluppare e portare avanti il brand Toscana condividendo la necessità di arricchire i contenuti di tale marchio con un richiamo al territorio, alla qualità dei prodotti e dei produttori, alla professionalità e competenza degli operatori, alla coniugazione della tradizione con l’innovazione, alla valorizzazione delle capacità artigianali del nostro territorio. Questi sono gli obiettivi che dovremmo perseguire per il 2019, per sviluppare un progetto di valorizzazione delle città, dei Borghi e dei Centri Commerciali Naturali, oltre che con le azioni di promozione turistica portate avanti dalle istituzioni locali.

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Wedding tourism e il sogno di sposarsi in Italia: gli stranieri preferiscono la Toscana, Uk il primo mercato.

Il wedding destination, si sta delineando da tempo come un vero e proprio baluardo del settore economico-turistico del nostro paese. E l’Italia, con in testa la Toscana, il podio più alto nelle destinazioni scelte dagli stranieri come location da matrimonio. Con un fatturato stimato intorno ai 380,3 milioni di euro, il wedding tourism guadagna una posizione importante nella schiera delle presenze turistiche nel Belpaese.

Le informazioni analizzate, sono quelle del “Destination Weddings in Italy”, ricerca sul turismo dei matrimoni stranieri in Italia elaborata dal Centro studi turistici di Firenze, da cui emerge che ogni anno un numero sempre maggiore di stranieri sceglie l’Italia come luogo per celebrare le nozze. E non lo fa certo per la convenienza economica, bensì per bellezze paesaggistiche, il patrimonio storico-culturale inestimabile, per il fascino e l’immancabile ottima reputazione della proposta eno-gastronomica. Di questo importante trend, abbiamo parlato anche nella due giorni di visita e conferenze dello scorso Marzo, durante l’evento “Tuscany for Weddings – Sposarsi in Villa” organizzato con il Comune di Capannori, dove diversi professionisti del wedding hanno potuto conoscere da vicino molte delle ville lucchesi più apprezzate

Il fattore Italia sulle nozze ha generato circa 1,1 milioni di presenza turistiche impegnate in un’organizzazione del matrimonio in perfetto stile, con l’aiuto di professionisti del settore e un importante budget di spesa.

La regione più ambita, è la Toscana, che si aggiudica il 32,1% del mercato, con un fatturato stimato di 122,7 milioni di euro. Seguono la Lombardia, (15,8%), la Campania (14,4%), il Veneto (7,9%) e infine il Lazio.

Secondo i dati di Destination Weddings Italy, le coppie di sposi provengono da Regno Unito (26,4%), Usa (20,7%), Australia (8,4%), Irlanda (5,4%), Germania (4,9%), Canada (4,6%), Russia (3,3%), Francia (3,0%), Brasile (2,4%), e Svizzera (1,9%). Infine, meno frequenti ma con un impatto economico decisamente più elevato sono i mercati di India ed Emirati Arabi.

La ricerca stima un impegno di circa 52 mila e 600 operatori coinvolti tra fotografi, floral designers, operatori video, wedding planner, noleggio vetture, truccatori, stilisti e catering, 7043 eventi organizzati nell’arco del 2015 e un budget di più di 53 mila euro a evento.

Se si guardano le destinazioni italiane più ricercate, spiccano:

Toscana – 32,1 per cento
Lombardia – il 15,8 per cento
Campania – 14,4 per cento
Veneto – 7,9 per cento
Lazio – 7,3 per cento

Regioni che insieme formano una fetta del 77,5 per cento del mercato wedding tourism straniero in Italia

Tra le location preferite invece:

Luxury Hotel – 30,8 per cento
Villa Storica – 26,5 per cento
Ristorante – 12,5 per cento
Agriturismo -7,1 per cento
Castello – 6,5 per cento

Leggendo i dati del rapporto si nota come il matrimonio classico straniero in Italia si basa su una cerimonia religiosa o civile, in estate, celebrata in un luxury hotel o in una villa storica di pregio

Una ricerca, quella del Centro studi turistici di Firenze, allaragata all’intera Penisola, dopo il rapporto “Destination weddings in Tuscany”, che già aveva evidenziato l’incremento del business del turismo wedding nella regione Toscana. Ora è l’Italia a essere oggetto di studio e i risultati dell’indagine provano quando estesa sia la fetta di mercato legata alle nozze Italian style.

Sicuramente sta riscuotendo sempre più successo il matrimonio in stile Toscano, inoltre la Toscana è molto apprezzata anche come percorso turistico. Nella mia esperienza di organizzazione eventi, posso dire che per molte coppie straniere, il tour della Toscana è spesso l’inizio di un viaggio di nozze che attraversa tutta la penisola. A tal proposito la città di Lucca, oltre a vantare un gran numero di ville storiche importanti, offre anche soluzioni turistiche esclusive e personalizzabili.

I Sogni Son Desideri Events, ha creato un team di professionisti del wedding e della ricettività turistica, per dare al cliente un servizio a 360 gradi, cucito su misura come un abito, per realizzare un’esperienza unica e speciale.
Tania Pracchia

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Fonte: Centro studi turistici Firenze

Foto: Antonio Carneroli