Villa Reale di Marlia, è un pezzo di storia lucchese ed una delle più belle location del nostro territorio. In una calda giornata di ottobre abbiamo visitato il parco e respirato un’atmosfera da favola.
Quando si arriva qui, si gode dell’esperienza di immergersi in un antichissimo passato che affonda le sue radici nell’epoca Medioevale. È proprio a partire da questo periodo, che inizia la straordinaria storia del Complesso di Villa Reale, risultato di una serie di trasformazioni avvenute nel corso dei secoli davanti agli occhi di personaggi illustri e dinastie reali.
La prima struttura era un fortilizio abitato dal Duca di Tuscia durante l’epoca Altomedioevale. Successivamente la proprietà passò alla famiglia Avvocati e, in seguito, ai nobili Buonvisi, famiglia lucchese di mercanti e banchieri che trasformarono la fortezza in un palazzo signorile e ne fecero una residenza certamente più sfarzosa. A seguito del fallimento economico della famiglia, i Buonvisi misero in vendita gran parte dei beni familiari, tra cui, la Villa di Marlia.
La storica dimora venne acquistata nel 1651 da Olivieri e Lelio Orsetti che modificarono la Villa ed in particolare dettero al Parco una nuova sistemazione di gusto barocco con la realizzazione di cortili, stradoni e giardini scenografici come il Teatro di Verzura e il Giardino dei Limoni. Inoltre, i due nobili lucchesi, modificarono il complesso con la costruzione, nel corso del secolo XVIII, dell’elegante Palazzina dell’Orologio con la loggia colonnata sopra il portico.
Nel periodo Napoleonico, altro cambio di proprietà: Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone e principessa di Lucca, acquistò la villa ed il parco nel 1806.
Da questo momento in poi la Villa prenderà il nome di Reale, dal titolo di Elisa, regina dell’Etruria. Forte ed intenso fu il legame della Principessa con la residenza di Marlia. A lei si devono i più importanti interventi che trasformarono la struttura del palazzo e i giardini.
Subito dopo l’acquisto, infatti, fu annessa al complesso la confinante Villa del Vescovo e vennero ristrutturate e modernizzate le facciate dell’antico Palazzo Orsetti secondo lo stile neoclassico. Anche il Parco fu parzialmente ridisegnato secondo la moda settecentesca del Giardino all’inglese. L’intervento più significativo fu la dilatazione prospettica dello spazio di fronte al palazzo, caratterizzata da un leggero pendio che esalta il movimento del paesaggio così come suggerisce il gusto romantico. Il Parco di Villa Reale fu inoltre abbellito da statue e vasi realizzati con il pregiato marmo bianco dell’Accademia Eugeniana di Carrara.
A seguito della caduta di Napoleone, Elisa dovette lasciare il suo regno nel febbraio del 1814, il Principato di Lucca venne trasformato in Ducato e assegnato a Carlo Ludovico di Borbone. Villa Reale divenne allora la sede estiva della nuova corte che si dilettò nell’organizzare splendide feste da ballo, ospitando spesso personaggi illustri, principi e sovrani. Nel 1847 Carlo Ludovico di Borbone abdicò, ponendo fine all’autonomia politica della Lucchesia che venne così annessa al Gran Ducato di Toscana. Nella seconda metà dell’Ottocento la residenza d’epoca passò nelle mani del regno d’Italia e divenne proprietà di Vittorio Emanuele II, il quale decise di cederla a Penelope Carolina, vedova di Carlo di Borbone principe di Capua. Quando Penelope Carolina morì nel 1882, il complesso di Marlia rimase ai due figli, Vittoria Augusta e Francesco Carlo, la cui malattia mentale gli portò l’appellativo di “Principe Matto”. Alla morte della sorella Vittoria, il principe fu affiancato da un tutore che si occupò della gestione di beni; il complesso di Villa Reale fu messo in vendita e molti beni mobili andarono all’asta, mentre molti alberi del Parco furono abbattuti per produrre legname.
Il Conte e la Contessa Pecci-Blunt nel 1923 acquistarono la proprietà e l’anno successivo commissionarono a Jacques Greber, famoso architetto francese, il restauro del Parco e dei giardini, con l’intento di unire tradizione e innovazione. Vennero creati boschi, ruscelli, un lago ed elementi bucolici che andarono a completare e arricchire il quadro romantico già dato dall’avvicendarsi dei giardini.
Quasi un secolo più tardi, nel 2015 una giovane coppia svizzera, essendosi perdutamente innamorata del complesso ormai trascurato, acquistò la proprietà. Le difficoltà non tardarono ad arrivare e solamente un paio di mesi più tardi, una terribile tempesta di vento abbatté molti alberi secolari, complicando così il risanamento del parco. Nonostante gli innumerevoli ostacoli riscontrati, i proprietari decisero comunque di accettare la sfida di riportare la Villa Reale di Marlia al suo antico splendore commissionando importanti lavori di restauro.
L’importante opera di restauro, tuttora in corso, sta davvero rendendo giustizia a questa maestosa Villa, per riportarla ai suoi antichi fasti. Il restauro di Villa Reale si pone quale recupero e valorizzazione di una serie di contenuti instrinsecamente riassunti all’interno dell’edificio principe simbolo e fulcro della reggia del breve regno di Elisa Bonaparte.
La Villa Reale è un insieme di storia, arte e architettura in una composizione di forme di grandissima eleganza e raffinatezza. Il sovrapporsi delle varie epoche culmina nell’evidente impronta neoclassica, tutta tipicamente italiana, con una ricorrente e sottile rilettura francese, e genera un complesso straordinariamente piacevole ed affascinante in un connubio unico tra costruito e grandi spazi aperti, tra edifici e parco, con grandi viste prospettiche e pregevoli angoli riservati, statue, fontane e giardini sorprendenti.
L’opera di restauro e recupero ha permesso di ricostruire e documentare le principali fasi evolutive nonché di ritrovare preziosi reperti e testimonianze nascoste all’interno della villa. Le evoluzioni storiche evidenziano almeno 4 fasi principali ancora chiaramente leggibili: dalla fase Buonvisi (XV° sec.), che ha dato forma al complesso, alla fase Orsetti (XVI° sec.), che lo ha arricchito e completato, alla fase Baciocchi Bonaparte (inizio XIX° sec.) ed alla fase Pecci Blunt (XX° sec.) che ha recuperato, restaurato ed integrato il grande patrimonio.
Il restauro si è posto così l’obiettivo di ritrovare, rileggere e riconsiderare ognuna di queste fasi e, salvaguardando il prezioso contributo di ognuna di esse, di consentire la lettura della Villa Reale nella sua ultima unità d’insieme, quella attuale, frutto della visione di Elisa, della grande passione dei Pecci Blunt e del tempo.
I numerosi documenti storici recuperati dai vari archivi, uniti alla paziente ricerca sui luoghi, hanno consentito numerosi ritrovamenti tra i quali una colonna medioevale, testimonianza della configurazione gotica primordiale, la messa in luce delle arcate di numerose aperture preesistenti, nonché l’importante stratigrafia dei colori conservati al di sotto dello strato superficiale della facciata. Si passa dal beige all’ocra, al verde, al marrone ed al color calce chiaro frutto del dilavamento delle superfici nell’ultimo secolo.
Il restauro si pone quale analisi attenta delle preesistenze e loro valorizzazione, limitandosi alla conservazione dei tanti tesori architettonici presenti. Nella prima fase di interventi sulle facciate particolare cura è stata posta nello studio delle modalità costruttive e finitura delle murature, degli intonaci e dei colori, nello studio dei vasi, veri e propri gioielli che punteggiano il perimetro della villa e segnano l’intero parco, degli elementi lapidei e del raffinato sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche.
Coerentemente con le facciate il recupero degli interni si pone l’obiettivo, nel pieno rispetto delle funzioni originali, di grande residenza storica, di far vivere gli ambienti mantenendone inalterata la filosofia architettonica. Le sale monumentali dei piani terra e primo, compresa la famosa camera da letto di Elisa, verranno mantenuti e resi fruibili, così come le grandi camere e suite del piano secondo, saranno interamente restaurati, recuperando finiture, arredi e decori e valorizzando quello speciale charme ed eleganza che pervade l’intero edificio.
Visitando Villa Reale, ci ritroviamo in una dimensione storico culturale davvero unica, che ancora è pervasa dal passaggio dei grandi personaggi che qui hanno vissuto o anche solo soggiornato.
Una delle esperienze uniche da fare qui, è sicuramente il percorso olfattivo, scopriamo di cosa si tratta.
Il percorso olfattivo: tra le innovazioni proposte nel parco diVilla Reale a Marlia, il traguardo più importante è la possibilità di far conoscere il parco attraverso…l’olfatto. Ebbene si, Villa Reale si apre ad un turismo più esperienziale che permette un dialogo utilizzando il potere dei profumi per farsi trasportare nel tempo e trasformare l’esperienza olfattiva in una informazione storica.
Una visita inusuale, alla ricerca delle tracce di Elisa che, come tutti i Bonaparte, aveva una grande passione per la botanica e fece di Marlia, così come già aveva fatto Josephine a Malmaison, un vero e proprio vivaio in cui introdusse anche le nuove specie appena arrivate da paesi lontani. Sarà così che dalla Villa Reale di Marlia si diffonderanno nei giardini lucchesi nuove specie come le mimose, le magnolie, i glicini. Ancora oggi, annusando le essenze si entra in contatto con le atmosfere olfattive dei personaggi storici ma affiorano anche ricordi personali creando un ponte fra passato e presente.
Come due secoli fa, Lucca e Marlia rientrano in contatto grazie al fino conduttore delle piante e ed è così che il Parco di Villa Reale si spoglia di tutte le questioni architettoniche per farsi conoscere nel suo profondo, per farsi conoscere attraverso l’olfatto e la botanica in un susseguirsi di piacevoli scorci e inebrianti profumi. Ogni stagione vedrà la fioritura di una diversa pianta, si comincerà a marzo con la Mimosa e le camelie (fiori grazie ai quali Villa Reale ha potuto instaurare un ottimo rapporto con la Mostra delle Antiche Camelie della Lucchesia proponendo anche un biglietto cumulativo che accomuna il Giardino d’Eccellenza del Camelietum compitese con uno dei giardini più belli d’Italia che vanta ben 2 viali di antiche camelie in un contesto storico e architettonico unico nel suo genere). Ad aprile sarà la volta del glicine, in estate dell’ibisco e così via fino ad arrivare in autunno dove il foliage lascerà ognuno a bocca aperta. Un percorso olfattivo, dunque, che accompagna i visitatori per tutta la stagione grazie ad una mappa dedicata, che li riavvicina ad un tempo passato che ancora caratterizza ed arricchisce il presente.
Nella nostra passeggiata, abbiamo ripercorso secoli di storia lucchese, di quello che ha rappresentato l’influenza napoleonica nell’architettura e nei giardini lucchesi, ma anche nella cultura, nei suoi cambiamenti portati da Elisa Bonaparte dalla grande Parigi alla piccola Lucca.
Tania Prachia
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Photographer Antonio Carneroli Roma
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